NASCONDERE LA POLVERE SOTTO AL TAPPETO

 Dopo avere più volte denunciato il problema della presenza dei PFAS nel territorio di Creazzo, ricevendo in Consiglio Comunale sempre risposte del tipo "Creazzo non è interessato da questa problematica perché i dati sono entro i limiti (!?)”, il 15 giugno scorso la Lista Civica per Creazzo ha presentato una formale interrogazione, chiedendo che venissero analizzate le acque della piscina che, come noto, utilizza acqua proveniente sia dall’acquedotto che da pozzo artesiano. La nostra preoccupazione nasceva dal fatto che il pozzo in questione è attiguo al Retrone, le cui acque sono ad altissima concentrazione di PFAS. Dal 15 giugno era seguito un assordante silenzio da parte dell’Amministrazione.+ Dal Giornale di Vicenza di giovedi si apprende che il 10 agosto sono stati fatti dei prelievi da parte dell'Ulss; il risultato, arrivato dopo 30 giorni, il 10 settembre, segnala l'effettivo superamento dei limiti di legge (la sindaca afferma che fosse “lieve”, ma non rende pubbliche le analisi in questione). Mercoledi15 settembre la Sindaca emana una ordinanza che dispone la chiusura di alcune vasche interne della piscina. Sulla stampa locale la notizia occupa mezza pagina, con dichiarazioni della giunta preoccupata per la salute dei cittadini. La società Leosport si è prontamente adoperata a svuotare le vasche incriminate, a sanificarle e a riempirle con acqua dell’acquedotto, rendendole quindi nuovamente praticabili; nel pomeriggio di giovedi esce quindi una nuova ordinanza che sospende parzialmente la precedente. Questi i fatti, almeno fino ad oggi. Il punto non è tanto la vicenda in sé, quanto piuttosto i continui riscontri sul fatto che il nostro territorio è profondamente malato e nessuno sembra voler fare nulla per rimediare a questa situazione. Riempire le vasche della piscina con l’acqua dell’acquedotto è una soluzione finanziariamente onerosa per il gestore e insostenibile da un punto di vista etico: l’acqua potabile è un bene prezioso, sempre più scarso, che deve essere salvaguardato e riservato all’uso alimentare. Allo stesso modo, se l’acqua del Retrone e quella di pozzo sono fortemente contaminate, come confermato in maniera incontrovertibile da tutte le analisi svolte dai diversi organismi di controllo, perché consentirne ancora l’utilizzo per fini agricoli? Solo perché con i protocolli di analisi attualmente autorizzati gli inquinanti non vengono rilevati? E’ questa la diligenza del buon padre di famiglia che applica l’Amministrazione comunale? Siamo consapevoli che trovare soluzioni praticabili e sostenibili non sia semplice, ma nascondere la testa sotto la sabbia continuando a sostenere illosoriamente che tutto va per il meglio porta solo al disastro. Bisognerà studiare soluzioni alternative (come dotare alcuni pozzi di filtri per i PFAS) ed affrontarne i relativi costi finanziari, avendo il coraggio e l’onestà intellettuale di porre concretamente, e non solo a parole, in cima alle priorità la qualità dell’ambiente in cui viviamo e la salute dei cittadini, magari accantonando altri progetti, come l’ampliamento della scuola San Marco, che, più che a reali esigenze dei cittadini, rispondono all’autoreferenzialità di questa Giunta e comportano un inutile spreco finanziario. In questi anni la sensibilità dei cittadini su questi temi è molto aumentata e richiede che da parte dell’Amministrazione via sia la massima trasparenza anche sulla diffusione delle informazioni: per vivere in maniera confortevole in una casa non si nasconde la polvere sotto al tappeto.






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