UN NUOVO BOSCO URBANO?
Correva l’anno 2020 quando, come Lista Civica, abbiamo presentato un’interrogazione in Consiglio Comunale con la richiesta di inserire nelle varie progettazioni riguardanti il territorio anche uno studio che portasse alla redazione di un piano del verde, necessario strumento di programmazione e sviluppo del territorio comunale per armonizzare lo sviluppo urbanistico e infrastrutturale alternando ampie aree verdi o connessioni vegetali (green ways) all’interno delle aree insediative. La risposta della Sindaca Maresca fu che questa Amministrazione non era intenzionata a spendere ulteriori risorse per il verde in quanto, nei dieci anni precedenti, erano state messe a dimora a Creazzo 10.000 piante. Il tutto seguito da un ampio articolo sul giornale. Peccato che delle 10.000 piante 8.596 fossero arbusti e fiori stagionali utilizzati come ornamento delle aiuole. Per gli altri 1739 avevamo inoltre segnalato che, in gran parte, si trattava di alberi di terza grandezza: Ligustri, Ciliegi e Meli da fiore, Alberi di Giuda, Lagerstroemie, che a maturità non superano i 10 metri di altezza, oppure specie di maggiori dimensioni, come il Bagolaro, il Tiglio, il Carpino, piantati in molti casi a distanza troppo ravvicinata, insufficiente a permetterne un corretto sviluppo ma, ancor peggio, seguiti in modo discontinuo nella gestione manutentiva, soprattutto nei periodi più critici, quando necessitano delle irrigazioni di soccorso estive. (il tutto verificabile sul nostro BLOG “Civica Creazzo Social”).
Il tutto caduto nel vuoto, per l’assoluto disinteresse di questa Amministrazione per le tematiche di tutela del verde, compresi i nostri successivi appelli perché l’area di Via Spino fosse dedicata a verde pubblico (compresa la proposta di forestazione) invece che ad un inutile parcheggio.
Nel contempo era stata avanzata all’Amministrazione, da parte di LEGAMBIENTE, la proposta della creazione di un bosco urbano a Creazzo, illustrando i grandi benefici derivanti dalla creazione di questi spazi, con l’utilizzo di aree marginali ma contigue a strutture pubbliche di grande utilizzo (piste ciclabili, scuole, casse di espansione, nuovi percorsi di collegamento alla collina) e, soprattutto, la possibilità di ricucire un territorio sviluppatosi nell’ultimo mezzo secolo in modo tumultuoso che ha stravolto il paesaggio e degradato in molti aspetti la qualità del nostro abitare.
Anche questa proposta è stata lasciata cadere nel vuoto con l’unica motivazione “che il comune non dispone di terreni di proprietà pubblica”; nessun richiamo a considerare l’iniziativa come un’opportunità di collaborazione tra cittadini ed amministrazione in grado di far nascere un nuovo interesse e cura della cosa pubblica.
Lo stesso progetto, sottoposto qualche mese fa da una società che progetta nuove aree forestali per la compensazione dei crediti di carbonio di quelle aziende impossibilitate a ridurre le emissioni delle loro attività produttive, è stato colto al volo dal nuovo assessore all’ambiente, certamente più ricettivo a captare l’opportunità e la spendibilità politica dell’iniziativa: nessun costo per il Comune, salvo la messa a disposizione del terreno, messa a dimora di 200 alberi e 150 arbusti con relativa manutenzione per due anni a carico della società proponente.
Et voilà, come d’incanto, ecco che si trova la superficie di proprietà pubblica (che prima si sosteneva non ci fosse) mettendo a disposizione una superficie comunale in fondo a Via Udine, adiacente all’area sgambamento cani, che si condivide il progetto con la minoranza (che in consiglio comunale era stata zittita non ritenendo l’argomento d’interesse dell’Amministrazione…) che si propone la realizzazione proprio in occasione del prossimo 21 novembre, festa nazionale dell’albero…
Non possiamo non condividere l’iniziativa ma:
Il “pacco dono Bosco dei colori” è certamente più facile da collocare che non costruire un’azione condivisa e partecipata dai cittadini, richiede meno fatica, meno confronti, permette un ritorno di immagine immediato;
Difficile però definire "bosco accessibile ai cittadini" un'area piantumata con alberi in fila indiana, a tre metri di distanza l'uno dall'altro, senza percorsi interni, una volta cresciuto sarà impenetrabile.
Un bosco, però, non si crea così all’improvviso: deve crescere, maturare (ci vogliono almeno 15 anni prima di “vederlo” (la società proponente garantisce la manutenzione solo per due anni, e poi?), essere curato, mantenuto e per farlo deve essere compreso da chi abita in prossimità dell’area, da chi la frequenta, dalla cittadinanza tutta che deve capire il valore e le potenzialità di quanto si va a fare;
La collaborazione si costruisce fin dall’inizio di un’idea, stringendo un patto fiduciario con i cittadini che si rendono disponibili per queste iniziative, (immaginiamo che nemmeno le famiglie che se lo troveranno appena oltre la recinzione di casa siano state informate).
L’augurio che facciamo a questo futuro bosco è che non sia solo uno strumento compensativo o di “greenwashing” ma che possa essere il primo strumento per una rinascita del nostro territorio, cercando di riconnettere e ricucire gli elementi fisici (corsi d’acqua, collina, aree agricole…) ancora presenti in un paesaggio fortemente antropizzato che ha assoluto bisogno di queste aree per poter garantire una qualità di vita al nostro abitare e permetterci di RESPIRARE
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