Pista ciclabile tra propaganda e servizio

 Con l'avvio della campagna elettorale di Vicenza riteniamo si arriverà all’apertura della nuova pista ciclabile di via Carpaneda e diventerà operativo anche il tratto nel Comune di Creazzo. Certo non si tratta di una grande novità, dato che il progetto ha almeno 20 anni e dal 2018, una volta o due all’anno, i nostri Amministratori ne annunciano la realizzazione con comparsate sul giornale e sulle televisioni locali. 

Nel 2019, per la realizzazione dei 2.130 metri di ciclabile (da via Torino a Creazzo fino a Vicenza) era stimato un costo di 1.750.000 euro, di cui 800.000 finanziati dalla Provincia. Realizzarla nel 2023 ha portato i costi ben sopra i 2 milioni di euro, mentre il contributo della Provincia è ovviamente rimasto immutato.

Per Creazzo, ad oggi, siamo già arrivati a 688.000 euro di spesa, di cui 268.000 finanziati dalla Provincia e 420.000 con “fondi propri”. 

Per il nostro Comune non si è trattato di realizzare una pista ex novo, come per Vicenza , ma di fatto si è “distrutta” una pista ciclabile esistente per sovrapporvene una nuova, un po’ più larga, ma anche con scelte di percorso decisamente creative. Nel tratto che interessa, ad esempio, via Torino, in 400 metri di lunghezza, la pista si sviluppa su tre corsie diverse, con due rotatorie da attraversare.

Fermo restando che da sempre siamo favorevoli a promuovere una mobilità sostenibile, ci chiediamo: un progetto di venti anni fa ha ancora oggi una sua centralità e una sua coerenza? Per quali obiettivi stiamo spendendo tutti quei soldi dei cittadini?

Se il tema è quello della sicurezza e perciò l'obiettivo è garantire un percorso protetto per recarsi in bicicletta a Vicenza, un tracciato che in poco più di un chilometro nel comune di Creazzo obbliga i ciclisti a ben otto attraversamenti stradali, è una scelta coerente? Si può definire sicuro? Le famiglie manderebbero i figli a scuola in bicicletta in questa situazione?

Se invece il tema è la mobilità sostenibile e quindi la riduzione dell’uso dell’auto a favore della bicicletta, facendo un po’ di conti, mantenendo i tratti di pista ciclabile esistenti e magari pensandone di nuovi all’interno dei nostri spazi urbani, con una parte dei soldi che si sarebbero risparmiati si poteva promuovere per i nostri cittadini l'acquisto, a condizioni economiche particolarmente favorevoli, di un buon numero di biciclette elettriche: questo sì avrebbe potuto portare a una diminuzione della pressione del traffico automobilistico, non solo verso Vicenza, ma soprattutto all’interno del paese.

Se, infine, l'iniziativa si inserisce invece nella realizzazione del progetto “AIDA, autostrada della bici”, che vorrebbe collegare le città dell’alta Italia (progetto purtroppo ancora molto lontano dall’essere realizzato), e perciò destinato a una finalità “cicloturistica”, tale percorso andrebbe inserito in una più ampia visione di valorizzazione del territorio, del quale al momento non c’è traccia: non ci sono cartine, indicazioni di punti di sosta, attività convenzionate e luoghi da visitare, non ci sono servizi a sostegno dei ciclisti, a cominciare dall’assenza assoluta su tutto il percorso (al momento solo Montecchio – Vicenza) di colonnine pubbliche di ricarica per bici elettriche e la totale mancanza di segnaletica stradale che conduca il “turista” nella giusta direzione. A meno che non si ritenga che finire a visitare il cimitero della Carpaneda sia un “itinerario turistico”.

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